Capri, le dimore della cultura

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Capri, perla luccicante di azzurro. Buen retiro per vip e teste coronate, scrittori, artisti e nobili estrosi, tutti a caccia del riposo della mente. Dall’imperatore Tiberio in poi, è lungo l’elenco dei personaggi che hanno amato una delle tre perle del Golfo fino al punto da eleggerla a propria residenza, edificandovi belle e sontuose ville. Veri angoli di paradiso che oggi è possibile, sia pure solo in parte, visitare. E’ questo il caso di Villa Malaparte, dimora del grande scrittore e regista italiano Curzio Malaparte (nome d’arte di Kurt Erich Suckert). L’edificio si trova a Capo Masullo lungo la passeggiata del Pizzolungo nel Comune di Capri. La villa, edificata nel 1938 su progetto di Adalberto Libera, rappresenta un chiaro esempio di architettura razionale del ’900. Attualmente è chiusa al pubblico ed è di proprietà della Fondazione Giorgio Ronchi, ente dedicato alla promozione della cultura e delle scienze. A qualche passo da Capo Masullo, sullo stesso promontorio in cui si trovano le rovine romane di Villa Jovis, svetta un altro dei gioielli architettonici dell’isola: Villa Lysis, conosciuta anche come Villa Fersen. La dimora ricca di richiami ora improntati al gusto neo-gotico, ora al neo-classico, fu progettata dall’architetto Edouard Chimot ai primi del ’900 per volere del Barone Jacques d’Adelsward-Fersen, scrittore e poeta francese che aveva appena deciso di abbandonare Parigi travolto da alcuni scandali sessuali. [charme-gallery]Fu Fersen a battezzare il suo “nido” col nome Lysis con riferimento al dialogo di Platone “Liside” sul tema dell’amicizia e forse dell’amore omosessuale.
Recentemente restaurata e riaperta al pubblico, Villa Fersen, durante i mesi estivi, ospita mostre ed eventi culturali. Proprio all’ombra di Villa Lysis si snoda un ripido sentiero che conduce verso il mare, alla località Lo Capo. Qui, a metà strada tra la montagna e la costa è possibile ammirare un altro dei gioielli dell’isola: il Parco Astarita. L’area si affaccia a strapiombo sul mare profondo delle Bocche di Capri. Fu donata al Comune di Capri dal banchiere Mario Astarita che lì vicino aveva fatto edificare anche il suo intimo ritiro spirituale: “Villa La Falconetta”. In questa stessa zona magicamente panoramica, proprio a ridosso del Salto di Tiberio, è possibile godere della vista di altre belle e rinomate dimore tra cui Villa Monetella dal fascino antico, Villa La Schiava, con i suoi viali colonnati e i pavimenti maiolicati dell’800. E, Museo Cerio, una delle principali istituzioni culturali capresi. A promuoverne la realizzazione, all’interno di un antico edificio del XIV secolo, fu Edwin Cerio, scrittore, ingegnere e naturalista, che volle così ricordare la figura del padre, Ignazio, medico, archeologo e studioso dell’isola. Il Museo è oggi affiancato da una biblioteca che raccoglie circa 5 mila testi dedicati all’Isola Azzurra. E sempre ad Edwin Cerio si deve, sull’altro versante dell’isola, ad Anacapri, la costruzione di un altro capolavoro di calce e mattoni: Villa Rosaio, autentico rifugio di pace e relax. La struttura fu realizzata nel 1911 sulle fondamenta di una vecchia casa contadina. Il suo nome deriva dalle splendide rose che caratterizzavano un vicino giardino. L’infaticabile Edwin disegnò anche un’altra villa ad Anacapri, questa volta a pochi passi da Piazza Boffe: Villa Orlandi, dal 1939 entrata a far parte della Fondazione Cerio. [charme-gallery]Prima di essere acquistata dal politico Giuseppe Orlandi, la costruzione faceva parte di un antico convento delle Teresiane e per questo veniva chiamata Casa della Badessa. Oggi nelle sale della villa è stato istituito il Centro Internazionale per la Cultura Scientifica della “Federico II”. Dentro i confini della municipalità anacaprese risiede anche la storica e famosa dimora di Axel Munthe. Si racconta che una volta messo piede a Capri, nel 1884, il medico svedese si innamorò di alcune rovine di una piccola cappella medioevale dedicata a San Michele, circondata da un gran vigneto che celava i resti di una villa romana. E lì concepì la sua dimora, arredandola con pezzi provenienti da ogni parte del mondo. Purtroppo Munthe non poté godersi la sua creatura fino in fondo: dai primi anni del ’900 cominciò a perdere la vista e fu costretto a trasferirsi alla più ombrosa Torre Materita. A Villa San Michele, così la chiamò, sono conservati numerosi reperti archeologici. Nel giardino c’è anche una tomba greca mentre una sfinge in granito domina dall’alto del belvedere Capri e Marina Grande. Altre strutture, altre dimore hanno reso celebre lo scoglio di Tiberio per la caratura dei personaggi che le abitarono. Come Villa Blaesus, il primo alloggio isolano del poeta russo Gorkij che nel 1906 si trasferì sull’isola. Villa Blaesus, che nel 1908, ospitò anche Lenin, fu successivamente trasformata in albergo assumendo poi il nome di Villa Krupp in onore di Alfred Krupp, proprietario delle famose acciaierie tedesche e costruttore della strada che collega Capri a Marina Piccola, in un ripido zig zag affacciato sui Faraglioni. Da Blaesus Gorkij passò poi a Villa Spinola, conosciuta anche come Villa Behring, dal nome del medico tedesco che la abitò (e che scoprì il vaccino contro la difterite).