Museo di Capodimonte, le “Virtù”…tornano a casa

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Le “Virtù” ritrovate tornano a casa. C’è aria di festa al Museo di Capodimonte di Napoli per il “rientro” nei locali della storica reggia borbonica di alcune importanti opere appartenute, un tempo, al complesso di Santa Patrizia. Si tratta di autentici capolavori che componevano il Ciborio dedicato alla Santa dei nascituri e delle partorienti di cui ogni anno, così come con San Gennaro, ricorre il miracolo della liquefazione: tre piccoli bronzi, raffiguranti le Virtù, che da questa mattina torneranno ad ornare l’antico tabernacolo esposto al primo piano del Museo collinare.

Le cronache raccontano che le “Virtù” furono rubate negli anni Settanta nella chiesa di via San Gregorio Armeno. A ritrovarle è stata una studiosa napoletana, Paola D’Agostino, che lavora alla Yale University Art Gallery di New York. E’ stata lei, infatti, a segnalarne la presenza al museo civico di La Spezia, a cui erano state donate da un collezionista al momento della sua morte (a sua volta l’uomo le aveva acquistate all’inizio degli anni ’80 da un antiquario romano che pochi anni dopo chiuse l’attività), dando così il via all’operazione del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale dei carabinieri di Napoli, guidati dal comandante Carmine Elefante. La stessa “task force” dell’Arma che, pochi mesi fa, ha riportato, da una collezione privata austriaca, la Sfinge del “Corpo di Napoli” nella città del Golfo.

Le “Virtù ritrovate”, parte di un complesso originario composto da sedici bronzetti, ornavano il tabernacolo di Santa Patrizia: un capolavoro di oreficeria ed arte scultorea che fu commissionato a Cosimo Fanzago, lo scultore degli obelischi simbolo di Napoli (piazza del Gesù e San Domenico Maggiore), nel 1619, dalle monache di Santa Patrizia per la chiesa esterna del monastero. Fanzago mise a disposizione il disegno del Ciborio e fu affiancato nella esecuzione dei lavori dai marmorari Nicola Botti e Romolo e Bartolomeo Balsimelli. L’opera fu realizzata tra il 1620 e il 1621. L’artista preparò anche i modelli per le statuine raffiguranti le Virtù, che poi furono fuse in bronzo, dorate. E quindi posizionate sul grande tabernacolo.

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