Pompei scavi, a marzo aprono cinque nuove domus

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A meta marzo, in occasione della mostra “Mito e Natura” apriranno al pubblico cinque nuove case nel sito archeologico di Pompei. Si tratta di quelle di Giulia Felice, di Ottavio Quartione, di Marco Lucrezio, del Frutteto e di Venere in conchiglia. Ad annunciarlo, il sopraintendente Massimo Osanna, a margine della presentazione del progetto espositivo “Egitto Pompei“. “Saranno aperte a rotazione – ha detto Osanna – perché non possiamo tenerle sempre aperte: si deteriorano. Devono respirare”.

Con le nuove aperture l’area visitabile sarà di circa 22 ettari, ovvero la meta dell’intero sito vesuviano.

L’enorme casa di Giulia Felice, singolare esempio di lussuosa “spa” dell’antichità, ma anche la piccola e preziosissima Domus del frutteto con i suoi coloratissimi affreschi o gli straordinari giardini della Venere in conchiglia, si affiancheranno a tutta una serie di nuovi percorsi “a tema” ed alla possibilità di vedere calchi umani fino ad oggi mai esposti al pubblico. Non solo “Egitto Pompei”, dunque, la grande mostra realizzata in collaborazione con l’Egizio di Torino e il Mann di Napoli che apre negli Scavi dal 16 aprile con uno scenografico allestimento di statue egizie nella Palestra Grande. Ma a partire dalla primavera, Pompei si prepara a regalare ai pubblico dei visitatori tantissime novità. E l’area visitabile raggiungerà per la prima volta “circa la metà dei 44 ettari scavati” della cittadella antica.

“Non c’è mai stata a Pompei una possibilità di visita così vasta”, sottolinea. Parecchie le case che verranno riaperte e che saranno poi visitabili a rotazione (“Abbiamo la necessità di preservare il nostro patrimonio, la calca non fa bene alle domus”), da quella di Marco Lucrezio in via Stabia alla Villa imperiale. Ma c’è l’intenzione di offrire al pubblico anche un numero più alto di calchi delle vittime (che verranno esposti inizialmente in una struttura con grandi finestre di cristallo a Porta Anfiteatro) mentre in prospettiva, annuncia Osanna, “c’è l’idea di un bando internazionale per ristrutturare il vecchio deposito di Maiuri all’interno dei fori per farne il luogo dove accogliere i calchi insieme con gli oggetti che si portavano appresso”.