Pane, pizzette e dolci perfetti per ogni occasione

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Dall’arte della panificazione all’alta pasticceria, che il posto giusto dove fermarsi sia Moccia, si capisce dal profumo. Sì, qui la sosta è tanto d’obbligo quanto gustosa. Ne sa qualcosa chi ha buon fiuto … in tutti i sensi. L’effluvio conturbante che, in ogni ora del giorno, invade il quel tratto di via San Pasquale compreso tra i laboratori e la bottega Moccia, difatti, lo si annusa già dalle strade limitrofe. Lo si segue anche involontariamente, ma con certezza che si sarà premiati: tre luci fronte strada dove sbirciare in vetrina ed anche oltre pregustando già quel che di lì a poco dai bei banchi a vetri passerà nelle nostre mani e, dunque, per i nostri palati. La scelta dipenderà solo, e non altro, dall’ora del giorno e della voglia del momento: pasticceria, rosticceria, panetteria e non solo; anche gelati, caramelle, nudi di cioccolata, caffetteria. Ma solo da asporto o da consumare in piedi al bar. In origine, ma nomi ed epoche dell’attività degli avi si perdono nella notte dei tempi, i Moccia erano maestri panettieri: deliziavano le tavole delle case partenopee con la ben nota rosetta soffiata e con panini e sfilatini, pagnotte e panelle oltre che con taralli, preselle, pizzette. Ah, le mitiche pizzette di Moccia, quanto son buone e quanto se ne diventa ghiotti. Tanto che non c’è festa per i più piccini, ma a volte anche dei più grandetti, che non riservi l’adorata sorpresa: una valanga di pizzette, mignon per l’occasione; naturalmente affiancate da un altro fiore all’occhiello della ditta: i bollini di pan brioche da farcire come si crede ed il pan canasta, un babà rustico con farciture assortite tipo tramezzino.[charme-gallery] La svolta, poi, nel 1936 con l’avvio del reparto pasticceria che dal tempo ad oggi, grazie alla guida ed alla presenza vigile ed esperta della patriarca Giuseppina Moccia – classe 1911 – ha fatto e continua a fare furore. Dalle più semplici guantiere di dolci per la tavola domenicale alle infilate dei buffet imbanditi per party e convention garanzia di tutto è lo stemmino dorato con il lenone rampante che fa bella mostra di sé dai tovagliolini alle carte da confezione. Alla sfogliatella di Moccia addirittura Pupella Maggio dedico una poesia, ma non si tratta solo di questo o di quell’altro: è l’intera varietà a lasciare bocche aperte e sguardi sognanti: la pasticceria partenopea tradizionale, come i torroni e i tipici dolci natalizi, ogni tipo di choux, in particolare quello al gianduia, la torta mimosa, il migliaccio napoletano. E per finire due cavalli di battaglia: la “scazzetta di cardinale”, una fantastica torta di pandispagna farcita con crema e fragole usate anche per l’inconfondibile decorazione di salsa glassata; e il vacheron, un semifreddo alla meringa da ordinare nel gusto preferito.