Borghi, cartoline da piccoli paradisi (prima parte)

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Atrani, il paese-1

Nell’aria si respira il profumo della Primavera. La bella e “dolce” stagione. Quella che invita a godersi le prime scampagnate all’aria aperta. A patto, s’intende, che le mete designate siano i borghi caratteristici della Campania.

Da Caserta a Salerno, passando per Napoli, Avellino e Benevento, non c’è provincia di questa fertile regione che non conservi, sul proprio suolo, uno scrigno urbano ricolmo di tesori storici e naturalistici. L’opera di madre natura, d’altronde, è stata prodiga di attenzioni con le terre a Sud del Garigliano, scolpendo autentici capolavori sui monti e sulle rive della terra di Virgilio. Se poi a questa aggiungiamo la mano dell’uomo, ecco allora che i “capolavori urbani” si trasformano nel più prezioso dei diamanti da custodire e coccolare con cura.

Mettiamo subito le mani avanti. E fissiamo un paio di paletti. Decine di piccoli borghi campani meriterebbero di essere menzionati in questa sede. Ognuno più bello dell’altro. Ma per evidenti ragioni di spazio, e anche per consigliare un “itinerario” mordi e fuggi, ci limiteremo a suggerirne uno stretto lotto, focalizzando l’attenzione su otto paesini. Gli stessi che sono stati inseriti anche nella guida ai Borghi più Belli d’Italia, redatta su impulso della Consulta del Turismo dell’Associazione dei Comuni Italiani (Anci). Paesini medievali, dal paesaggio suggestivo. Magari a picco sul mare. Oppure immersi nel verde. Semplicemente bellissimi. Otto in tutto. Scelti per suggerire altrettante straordinarie passeggiate di primavera.

Ma quali sono questi otto Borghi più belli della Campania? E’ presto detto: Albori, Atrani, Castellabate, Conca dei Marini, Furore, Monteverde, Nusco e Sant’Agata de’ Goti. Armi in spalla e partiamo![charme-gallery] Albori, un grumo di case colorate addossate le une alle altre e strette tra viuzze e vicoletti, sorge affastellata sui pendii del Monte Falerzio, a 300 metri sul livello del mare. Frazione di Vietri sul Mare, incastonata nella splendida Costa di Amalfi, pare derivi il proprio nome da quello dell’argonauta Arvo, il quale, al seguito di Giasone, attratto dalla bellezza dei luoghi, vi si stabilì dopo una tempesta. Secondo una versione un po’ meno prosaica, “Alberi” – da albores, alberi – potrebbe anche designare il posto in cui, un tempo, si andava a far legname per costruire le navi. Oppure richiamare quello di un’antica sorgente di acqua minerale denominata “Albola”.

Quale che sia l’origine del toponimo, il paesino merita di essere visitato. Per i suoi monumenti, innanzitutto. Ma anche per la buona tavola. Nella piazza principale del paese sorge, infatti, la chiesa di Santa Margherita in cui sono custoditi ricchi affreschi di scuola napoletana, tra cui alcune opere del pittore Solimena. Ma visto che non manca chi a quelle dell’arte preferisce le “pennellate” della cucina, ecco allora servito il caratteristico menu del posto: penne “alla cuppitiello”, con salsa di verdure di stagione, pietanze a base di pesce (insaporite con succo di limone) e famosissime “palle di ciuccio”: crocchette di patate agrodolci. Il tutto accompagnato da una cascata di vini rigorosamente di produzione locale.

Altro giro, altra corsa. A non molta distanza da Alberi, praticamente addossata alla capitale dell’antica Repubblica, sorge il borgo di Atrani. Il paesino offre un colpo d’occhio sensazionale grazie a una scenografica spiaggia che una mano divina sembra quasi aver dipinto tutto intorno all’abitato. Il resto lo fa il dedalo di abitazioni, poste l’una sopra l’altra che di sera, con le luci accese, trasformano Atrani in una sorta di presepe vivente.

La visita al borgo costiero che ha conservato intatta l’originaria struttura medioevale, fatta di vicoletti, archi, cortili, piazzette e caratteristiche “scalinatelle”, regala emozioni particolari e non può non partire dalla millenaria chiesa di San Salvatore de Birecto (la cui fondazione risale al 940), dove avveniva l’incoronazione delle massime autorità del governo amalfitano. Subito dopo si può visitare la collegiata di Santa Maria Maddalena, con la sua straordinaria cupola maiolicata e la caratteristica torre campanaria. Infine, lungo l’antica strada che collega Atrani con Amalfi merita un po’ di spazio la Grotta dei Santi, parte di un antico monastero benedettino del IX secolo le cui pareti sono decorate da affreschi in stile bizantino raffiguranti i quattro evangelisti. Per chi desidera assaggiare qualcosa di “tipico” ad Atrani, si consiglia ‘o sarchiapone: la zucca verde che è alla base del piatto simbolo del borgo. Possibilmente da accompagnare con un rosso secco e corposo, come un Furore o un Tramonti. (seguirà seconda parte)