Insalata di limoni di pane di Procida. Profumo e gusto isolani

33622
insalata limone di pane di procida

E non solo primi piatti o seconde portate ci arrivano dall’isola di Procida. Questa volta, il nostro amico Gian Luca, ci ha inviato una ricetta semplicissima e facile da preparare che può funzionare sia come aperitivo che come protagonista della tavola a pranzo o cena. Come sempre, pubblichiamo così riceviamo. Buona storicetta a tutti.

“Quando invitai un mio amico a pranzo anticipandogli che avrei preparato per lui un piatto tipico dell’isola con l’uso esclusivo di limoni Procidani, percepii subito dal suo sguardo, la diffidenza tipica di chi pensa di rimanere a digiuno, o peggio, di dover mangiare qualcosa dal sapore forte e quindi poco appetitosa dovendo però conservare il contegno di ospite ben educato e sazio.

Non mi preoccupai molto, anzi mi divertii ad enfatizzare il sapore dei limoni di Procida, che rispetto a quelli acquistati in terraferma , trovo sia molto più forte. Il tutto fu ancora più divertente poiché anche mia moglie esaltava la bontà del piatto e di conseguenza il mio amico, che è un noto buongustaio amante dei sapori particolari, non poteva e non voleva sembrare quello delicato di palato (a proposito non ne faccio il nome perché è uno di quelli che firma molti degli articoli del network Charme, e potrebbe risentirsene).

Quello che perfidamente evitai di anticipargli è che avrei usato il pregiatissimo limone di pane di Procida, che è un frutto molto diverso dai limoni, definibili, normali. Il limone di pane si presenta come un frutto simile ad un cedro, con buccia esterna sottile e con la parte bianca interna (che si chiama albedo, per i più curiosi) molto sviluppata, da qui la sua definizione  “di pane”. Questa speciale particolarità che lo contraddistingue e che ne fa un prodotto d’eccellenza è sicuramente dovuta al particolare clima dell’isola ed alla sapiente cura di alcuni contadini locali che conservano le antiche tradizioni di coltura dell’isola.

Il suo sapore è delicato, e quindi non particolarmente aspro (così come ci si aspetterebbe), ideale per essere mangiato in tanti modi è particolarmente adatto per preparare ottime e fresche insalate. Fino a qualche anno fa, nei nostri giardini sull’isola, questi limoni erano una costante e colorata presenza, mentre oggi reperirli è diventato un po’ più difficile, ma certamente non impossibile. Io ho la fortuna di conoscere la simpatica famiglia Cerase, che conserva nel giardino di casa amabilmente ben due piante di questi preziosi frutti e che molto di frequente ce ne fanno omaggio. Anche se ad essere sincero la destinataria del prezioso dono è mia moglie, e questo un poco mi ingelosisce.

Ritornando a Sergio (ops mi è scappato il nome, dell’amico innominabile) dopo un approccio prudente alla nuova avventura per le sue papille gustative, si è molto “rilassato” dopo il primo assaggio, e aiutato anche da un ottimo vinello bianco fresco e da generose fette di pane casareccio, tostate e insaporite con maestria da un ottimo olio extravergine d’oliva dal sottoscritto, ha concluso il duello con la tavola con una vittoria ai tempi supplementari resi necessari dall’immancabile bis. A proposito, come nota a margine vi anticipo che i suoi taralli “n’zogn e pepe” sono rimasti intatti e quindi pronti per una nuova storicetta che a breve condividerò con voi amici di Charme.

Ma passiamo ora all’atto pratico, e cioè a ingredienti e preparazione.

Ingredienti (per 4 porzioni): 4 grossi limoni di pane, foglioline di menta, code di aglio novello, peperoncino rosso in polvere, olio extravergine d’oliva, sale fino

Preparazione

Dopo aver lavato per bene i limoni, pelarli privandoli della buccia gialla e tagliarli a dadini. Condirli con sale, olio extra vergine, aglio tagliato finemente, le foglioline di menta e il peperoncino rosso in polvere. Mescolare il tutto. Lasciare insaporire, macerare, per una mezz’ora prima di servire. Consiglio di servire la portata con delle fette di pane casareccio tostate, condite con olio extravergine di oliva.

Buon appetito a tutti da Gian Luca di Procida”