Pompei, è sempre più meraviglia (prima parte)

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Pompei, Casa del Criptoportico particolare mura

Ci sono ancora le tracce dei colori impiegati per trattare le stoffe nella tintoria di Stephanus, uno degli uomini più influenti dell’antica Pompei. I disegni geometrici, che solcano i mosaici del pavimento della casa di Proculus il fornaio, sono uno spettacolo per gli occhi e la storia. Alla pari del lusso e della magnificenza che promanano dalla Domus dell’Efebo, con le sue rifiniture di pregio cui si abbina la raffinata semplicità che costella la casa di Amandius. Eccoli i tesori restaurati della città sepolta dal Vesuvio: un patrimonio ritrovato, duemila anni più tardi. Opere di un tempo che fu che oggi rivive, uno sguardo nel profondo passato. Pezzi di storia di recente strappati all’incuria dei secoli dopo un lungo intervento di restauro (costato allo Stato circa 3 milioni di euro), e che dalla scorsa vigilia di Natale è possibile finalmente ammirare, dopo tanti anni, nelle stanze e negli ambienti delle sei Domus consegnate, dopo secoli di oblio, all’ammirazione rapita di turisti e curiosi. Sei Domus, esatto.[charme-gallery] Sei come il numero delle antiche case che non aspettavano altro che di tornare a spalancare le proprie porte per mostrare al pubblico dei visitatori di via dell’Abbondanza, cuore vivo e pulsante della Pompei romana, di quanta e quale ricchezza esse fossero dotate. La Fullonica di Stephanus, la Casa del Criptoportico, la dimora di Paquius Proculus, la Casa del Sacerdos Amandus, quella di Fabius Amandius e la Domus dell’Efebo. Nessuna di queste dimore, fatta eccezione per la Fullonica, era presente, prima d’oggi, sulla cartina degli scavi archeologici tra i più famosi al mondo. Alcune addirittura, prima del restauro, non avevano neanche l’insegna con il nome. “Non visitabili”, insomma. E sconosciute. Almeno al grande pubblico.[charme-gallery]Di fatto erano lì. Ben note all’occhio vigile degli studiosi. Avevano solo bisogno di rifarsi il look. Di una bella spolverata, prima di sfilare, più belle ed eleganti che mai, sulle passerelle della Storia. “Dimore scelte”, come ha spiegato nei giorni delle feste di fine anno, il soprintendente Massimo Osanna, perché insieme “offrono uno spaccato straordinario di quella che doveva essere la vita nella città romana negli anni che precedettero l’eruzione del Vesuvio”. Con ambienti che raccontano la vita dei più ricchi e privilegiati abitanti di Pompei. Ma non solo di quel ceto. (segue seconda parte)