Pompei, il Teatro Grande diventa palcoscenico del mondo

Dall'Orestea di Eschilo alla Fedra di Sofocle, da domani fino al 23 luglio, nella città degli Scavi rivive il fascino della drammaturgia antica

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Il Teatro Grande degli Scavi di Pompei

Pompei come Siracusa. Se il teatro greco della città siciliana è noto, a livello internazionale, per ospitare da oltre un secolo (1914) una rassegna di drammaturgia antica curata dall’Inda (Istituto Nazionale del Dramma Antico), anche il Teatro Grande degli Scavi di Pompei, costruito nel II secolo d.C., da giovedì prossimo fino al 23 luglio, si trasforma in palcoscenico mondiale per un primo ciclo (il progetto è quadriennale) di opere che vanno dall’Orestea e Prometeo di Eschilo, ad Antigone, una storia africana di Jean Anouilh (tratta da Sofocle), fino alle Baccanti di Euripide e la Fedra di Seneca.

CINQUE GRANDI TESTI RIPROPOSTI AL PUBBLICO
La rassegna di drammaturgia antica dal titolo “Pompeii Theatrum Mundi” è nata d’intesa e in collaborazione con il Teatro Stabile di Napoli e il Parco Archeologico di Pompei, con un primo ciclo di drammi che prevede cinque grandi testi riproposti al pubblico nello scenario del più imponente sito archeologico del mondo. “Dal 2014 le scene del Teatro Grande sono state restituite al pubblico internazionale, dove la nuova rassegna del Teatro Stabile di Napoli si inserisce in modo naturale.

POMPEI LABORATORIO DI ARTE E CULTURA
Nel celebrare e far rivivere al pubblico l’unicità e la sacralità di questi luoghi, Pompei ancora una volta si profila come laboratorio di arte e cultura, palcoscenico del mondo aperto alla tradizione e all’innovazione”, dichiara Massimo Osanna, direttore generale del parco archeologico della città degli Scavi. “Testi di Eschilo, Sofocle, Euripide, Seneca saranno rappresentati nel luogo in cui, con tutta probabilità, furono messi in scena già in epoca romana”, sottolinea Luca De Fusco, direttore del Teatro Stabile di Napoli, evidenziando come il Teatro Grande di Pompei sia “un luogo non neutro ma fortemente caratterizzato e pieno di fascino, esso stesso elemento della narrazione teatrale”.

SI PARTE DOMANI ALLE 20,30
Il programma si aprirà giovedì prossimo alle 20,30 (orario di inizio di tutti gli spettacoli della rassegna) con “Orestea” (“Agamennone” e “Coefore/Eumenidi”) di Eschilo messa in scena da Luca De Fusco su produzione del Teatro Stabile di Napoli. Unica trilogia della classicità greca giunta integra dal passato, per quattro sere (dal 22 al 25 giugno) “Orestea” andrà in scena a giorni alterni nelle due sezioni, “Agamennone” e “Coefore/Eumenidi”.

L’Orestea (Agamannone e Coefore/Eumenidi) di Eschilo

DAL 30 GIUGNO E’ LA VOLTA DI PROMETEO
Dal 30 giugno al 2 luglio è la volta di “Prometeo”, sempre di Eschilo, a firma del regista Massimo Luconi. Un debutto in prima nazionale che vedrà protagonista nei panni del grande e misterioso personaggio mitologico, l’attore Luca Lazzareschi. Luconi propone il Senegal come fil rouge del suo “Prometeo” con in scena un’istallazione realizzata da un artista senegalese e musicisti provenienti dal paese africano.

Luca Lazzareschi interpreta Prometeo, uno dei più affascinanti personaggi della mitologia greca

SENEGAL PROTAGONISTA CON ANTIGONE
Ancora il Senegal protagonista di “Antigone. Una storia africana” di Jean Anouilh da Sofocle (5 e 6 luglio), recitato in francese l’allestimento tratto dalla tragedia di Sofocle, che ambienta il grande apologo sofocleo sulla giustizia nella realtà africana contemporanea. Al gruppo dei sei attori provenienti dal Senegal si uniscono alcuni attori non professionisti senegalesi residenti in Italia. Lo spettacolo è prodotto da Terzo piano teatro. Dal 14 al 16 luglio vanno in scena le “Baccanti” di Euripide nell’allestimento in prima nazionale firmato dal regista Andrea De Rosa in una coproduzione del Teatro Stabile di Napoli e Teatro Stabile di Torino.

“Antigone, una storia africana” di Jean Anouilh (tratta da Sofocle)

LA FEDRA DI SENECA CHIUDE IL CICLO DELLA RASSEGNA
La “Fedra” di Seneca (22 e 23 luglio) chiude il ciclo della rassegna. Lo spettacolo, con la regia di Carlo Cerciello nella traduzione di Maurizio Bettini, è prodotto dall’Inda/Istituto Nazionale del Dramma Antico, ha debuttato al Teatro Greco di Siracusa ed è poi andato in scena al Teatro Antico di Segesta, a Taormina e al Teatro romano di Ostia Antica.