Umberto, cento anni di ristorazione

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Umberto, il celebre ristorante di via Alabardieri, ha festeggiato 100 anni di vita. Una tappa storica, che è stata ricordata lunedì 13 giugno. Il locale della famiglia Di Porzio è da sempre un punto di riferimento nel quartiere Chiaia. “Siamo molto orgogliosi del percorso fatto durante questo secolo – afferma Massimo Di Porzio, terza generazione di ristoratori e attuale patron insieme con le sorelle Lorella, Roberta e Linda – Siamo riusciti a trasformare Umberto in un patrimonio dell’intera città e a legare intimamente la nostra famiglia alla comunità del cibo”.
Il racconto dei primi 100 anni di “Umberto” è stato  tracciato da un percorso musicale che lega le tappe storiche del locale a brani famosi del repertorio napoletano, curato da Raffaello Converso, interprete di alcuni pezzi della colonna musicale di ‘Scugnizzi’.
La storia del ristorante ormai centenario da sempre radicato nel centro dello shopping è una storia di famiglia, dedicata alla ristorazione. Umberto Di Porzio, figlio di un agricoltore e allevatore di Posillipo, fondò nel giugno 1916 il locale con la moglie Ermelinda in piena Prima guerra mondiale. Umberto era chiamato “treddeta” perché in un incidente di caccia aveva perso due dita della mano destra e per questo era stato riformato. Alla morte di Umberto, nel 1959, gli subentrarono nella gestione i due figli maschi Mario e Giuseppe con le sorelle Bianca e Flora, e la nipote Milena Vetere al posto della mamma Rosa, altra figlia di Umberto deceduta in precedenza. A Milena subentrò poi la sorella Nadia. I fratelli Di Porzio lavorarono tutti insieme per modernizzare la gestione e la cucina del ristorante, adeguandola ai nuovi tempi fino al secondo dopoguerra e agli anni del boom economico. La collaborazione tra i fratelli Di Porzio durò fino agli anni ’70 quando rimasero nella gestione del locale solo Giuseppe e la moglie Maria con i quattro figli Linda, Lorella, Massimo e Roberta, che dividevano il loro tempo tra gli studi e il ristorante. Alla fine degli anni ’90 Giuseppe e Maria lasciarono definitivamente la gestione del locale ai figli, in continuità ancora una volta con la storia della famiglia. Massimo, Lorella, Roberta e Linda hanno portato il ristorante nel nuovo secolo, adeguandone l’immagine, l’accoglienza e l’offerta culinaria ad una domanda divenuta sempre più attenta ed esigente. Gli anni Duemila si sono aperti con un crescente interesse per la cultura e le tradizioni gastronomiche, il miglioramento qualitativo del cibo, la necessità di riappropriarsi di beni gastronomici dimenticati, di rispettare la stagionalità dei prodotti della terra, di valorizzare la storia dei territori anche come contraltare alla globalizzazione. Una filosofia del cibo che il ristorante sposa in pieno. E la storia continua. Si prepara già la quarta generazione dei Di Porzio.
La scelta del 13 giugno per celebrare il centenario nasce da un’antica tradizione di Umberto: le giornate di solidarietà con pranzi nei locali del ristorante e distribuzione di doni ai bambini orfani di guerra e bisognosi. La distribuzione del pane di S. Antonio il giorno 13 giugno divenne un appuntamento mantenuto fino alla metà degli anni ’70, che prevedeva la distribuzione dei bollini stampati per l’occasione dalle parrocchie della zona titolo per prendere le pagnotte preparate il 13 giugno su un grande banco in Vico Alabardieri.
Tra gli ospiti Illustri che hanno assaporato la cucina di Umberto c’è il Principe Umberto di Savoia. L’ultimo re d’Italia per 40 giorni, con il suo seguito di alti ufficiali e bellissime donne di Corte andava a mangiare da Umberto dopo aver assistito agli spettacoli teatrali. Anche il calciatore del Napoli Attila Sallustro con la sua amica, l’artista di teatro Lucy d’Albert, finito lo spettacolo teatrale, mangiava nel ristorante di via Alabardieri. E ancora, Renato Caccioppoli, il famoso e taciturno matematico napoletano, per diversi anni è stato cliente assiduo quasi sempre solo ma anche, talvolta, in tavolate con altri scienziati come testimonia una delle foto esposte nel ristorante. E non  è finita qui la lista dei vip affezionati: Eduardo De Filippo conosceva la cucina di Ermelinda fin da ragazzino che gli mandava la cena al teatro Sannazaro dove si rappresentava Natale in casa Cupiello. Ma anche negli anni successivi Eduardo fu spesso a cena nel ristorante, dove preferiva sedersi sempre allo stesso tavolo dietro le tende, per osservare le persone in silenzio da uomo schivo e riservato. E poi ancora Indro Montanelli, Domenico Modugno, Delia Scala, Franco Franchi e Ciccio Ingrassia, Gianni Morandi con Laura Efrikian. E mille altri ancora sono arrivati e arriveranno.