Cimitero delle Fontanelle, la leggenda delle “cape ’e morte” che appassiona Napoli

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Un paio di scarpette comode e una buona dose di coraggio. E’ quanto occorre per avventurarsi tra i misteri della “Valle dei morti” di Napoli, in un insolito viaggio tra i vicoli e le stradine del quartiere Sanità. Un luogo suggestivo, sulle cui balze poggiano le fondamenta stesse dell’antica Neapolis. Lì, direttamente nelle viscere della collina le cui caratteristiche geologiche hanno favorito, con il passare dei secoli, lo svilupparsi di vasti complessi cimiteriali fin dall’epoca greca.

E’ stata la presenza di banchi tufacei disposti lungo i fianchi del monte a rendere possibile, grazie alla facilità con cui tale materiale può essere lavorato e scavato, sia l’estrazione del tufo (poi utilizzato per costruire la città in superficie), sia la realizzazione di tombe ipogeiche e catacombe. Luoghi di sepoltura, dunque. Oggetti di fede e devozione fin dall’epoca in cui il Cristianesimo muoveva i primi passi.

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Uno tra tutti, il più famoso: il “Cimitero delle Fontanelle”, chiamato così per la presenza, in passato, di fonti d’acqua, ma detto anche delle “cape ‘e morte” o delle anime “pezzentelle in ricordo di un particolare rituale che prevedeva l’adozione e la sistemazione di un cranio (detto in dialetto “capuzzella“), al quale corrispondeva un’anima abbandonata (“pezzentella”), in cambio di protezione da parte del defunto. Una cava scavata nel cuore della roccia in cui riposano i resti di migliaia e migliaia di persone, vittime dell’epidemia di peste del 1656 (ritrovate nel corso della sistemazione di via Toledo tra il 1852 e il 1853) e del colera del 1836. Qui sono anche accatastati i resti ritrovati nel 1934 durante i lavori di sistemazione di via Acton e quelli provenienti dalla cripta della chiesa di San Giuseppe Maggiore, poi rasa al suolo.

E’ questa la meta del suggestivo tour organizzato dall’associazione Locus Iste nelle prime due domeniche di dicembre (1 e 8, festa dell’Immacolata) e a ridosso delle festività natalizie (domenica 22 dicembre), a partire dalle ore 10.15. Una visita guidata tra vere e proprie montagne di ossa, composizioni di crani e scheletri, in una realtà sorprendente in cui magia e religione si fondono e si confondono, dando vita a un mix incredibile di sacro e profano. Un autentico “guazzabuglio di fede e di errore, di misticismo e di sensualità”. Un “culto quasi pagano”, come lo descrisse agli inizi del ‘900 Matilde Serao.
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Il Cimitero delle Fontanelle, però, è anche il luogo in cui scoprire il rapporto particolarissimo che da sempre lega la città di Partenope al concetto di “aldilà”. Una sorta di ponte gettato tra due mondi: quello dei morti da una parte, quello dei vivi dall’altra. Nonché il posto in cui fare la conoscenza di personaggi illustri, come il “Capitano” , “Donna Concetta”, “don Pasquale” e i “Due Sposini”,  solo per nominare alcuni tra i protagonisti di storie e leggende popolari sorte sotto le volte del camposanto della Sanità.
Storie di anime “pezzentelle”. Dicerie, come quella legata alla morte di Donna Margherita, deceduta all’età di 54 anni ed il cui scheletro riposa accanto a quello del marito, Filippo Carafa, conte di Cerreto dei Duchi di Maddaloni, scomparso all’età di 84 anni. Le spoglie dei due nobili riposano all’interno di due bare: i loro sono gli unici scheletri ben visibili di tutto il complesso. Entrambi sono vestiti. Con un particolare legato al cranio di Donna Margherita, che si è preservato mummificato: presenta la bocca aperta, un particolare che ha fatto nascere la “diceria” che la moglie di Don Filippo sarebbe morta soffocata da uno gnocco.
Storie, dunque. Leggende, con particolari ancora più macabri. Come quella legata al fantasma del “Capitano” di cui, a dire il vero, esistono più versioni. Lo spirito di questo defunto, oltraggiato da un giovane – il quale, per prendersi gioco della promessa sposa (che con tanta cura e devozione si occupava del cranio del Capitano) aveva conficcato un bastone di bambù in una delle orbite vuote del teschio invitandolo pure al suo matrimonio – si materializza, sotto le sembianze di un carabiniere, alle nozze di due sposi, provocando la loro morte e quella di tutti gli invitati.
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Racconti a tratti velati di un pizzico di amara ironia, come quello di “Donna Concetta”, ‘a capa che suda: un teschio posto all’interno di una teca, che appare sempre ben lucidato, a dispetto di tutti gli altri crani del cimitero che invece sono ricoperti di polvere. Per i devoti quello sulla testa di “Donna Concetta” non è altri che il “sudore delle anime del Purgatorio”. Fatti unici e irripetibili che ancora oggi descrivono l’anima e il  “carattere” di un popolo indomito, quello napoletano, capace di trasformare anche le situazioni più drammatiche in occasioni di riscatto e spiritualità.

Appuntamento: ingresso Cimitero delle Fontanelle ore 10.15
Via Fontanelle, 80 Napoli
Domenica 1 dicembre, domenica 8 dicembre e domenica 22 dicembre
Contributo organizzativo: 5 euro
Gruppo: minimo 5 persone
Guida: Nina e Antonio
Prenotazione obbligatoria
Info e prenotazioni: tel. 347.2374210/347.8586475
email: locusisteinfo@gmail.com
Facebook: https://www.facebook.com/locusistesob