Stazione zoologica Anton Dohrn: le creature del mare abitano in villa

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L’origine

Tutto ebbe inizio nel 1870 quando il Comune di Napoli concesse al naturalista Anton Dohrn, seguace di Darwin, un’area nella Villa Comunale in cui edificare una Stazione Zoologica, la prima istituzione non borbonica fondata nella città di Partenope dall’anno dell’unità d’Italia.

Due anni dopo, nel 1872, furono aperti i cantieri a spese dello zoologo tedesco sotto la direzione dell’architetto Oscar Capocci, affiancato, successivamente, dallo scultore tedesco Adolf von Hildebrand. A conclusione dei lavori, la struttura poteva vantare la firma di più artisti tutti uniti nello sforzo di far convergere la loro arte nell’opera di abbellimento del complesso storico-naturalistico.
L’inaugurazione ufficiale del plesso ebbe luogo il 14 aprile 1875, ma in precedenza la “casa” era già stata aperta, sia pure in due riprese. Accadde nel settembre del 1873 per gli scienziati in visita alla struttura della Villa Comunale ed al cosiddetto “pubblico generico” nel gennaio del 1874.

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L’acquario e la biblioteca

Dopo la costruzione del primo edificio, che corrisponde attualmente alla parte centrale della Stazione, tra il  1885 e il 1888 fu aggiunto un secondo fabbricato collegato al primo da un ponte e nel 1905 videro la luce il cortile e la parte occidentale. Solo cinquanta anni più tardi, tra il primo e il secondo edificio fu inserita la ricchissima biblioteca tecnica che fu inaugurata con la donazione del primo nucleo di testi scientifici da parte dello stesso Dohrn. Un’istituzione che oggi conta la vasta collezione di  oltre 90.000 volumi.

La sala dedicata alla lettura e alla consultazione scientifica posta al primo piano dell’edificio, fu decorata con dipinti murali raffiguranti scene agresti e marine con lo sfondo dei paesaggi di Napoli e Sorrento, a opera del maestro pittore tedesco Hans von Marées. A completare il decoro della stanza, il soffitto dipinto in tinte monocrome  e il pavimento maiolicato in stile pompeiano.
Ma il vero fiore all’occhiello del centro di ricerca è sempre stato l’acquario che assieme all’erbario, all’archivio storico, alla biblioteca e all’estesa collezione zoologica, rappresenta tutt’ora una delle strutture più antiche e invidiate in ambito europeo.

La ricerca scientifica

La struttura marina, nelle intenzioni del suo fondatore, doveva fungere da leva per la diffusione della conoscenza e dell’interesse per le specie biologiche.Originariamente l’acquario copriva 527 metri quadrati ed era esclusivamente dedicato alla fauna del Mediterraneo fino ad ampliare il numero delle vasche a circa trenta con oltre duecento specie marine di animali e vegetali, la maggior parte delle quali  provenienti dal Golfo di Napoli.

Non mancavano neanche diverse tartarughe marine, prevalentemente della specie caretta caretta, accolte in attesa di essere reintrodotte nel loro originario habitat.Per attuare il suo piano di promulgazione culturale, lo scienziato si vide però costretto a fare i conti anche con l’aspetto economico della faccenda. Fu così che l’ingegnosa mente del naturalista teutonico mise a punto il cosiddetto “Sistema Bench”.

Il progetto, nello specifico, prevedeva  l’affitto del luogo e del corredo necessario per svolgere attività di ricerca, in cambio di una quota annuale universitaria da parte di governi, privati o enti scientifici; in affiancamento a ciò istituì una quota di pagamento per l’ingresso all’acquario, al fine di sostenere il salario di un assistente permanente e garantire materiale ai laboratori.

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Tra i tanti ricercatori che approdarono alla stazione marittima ci fu il medico e fisiologo tedesco Otto Warburg che  fra il 1908 e il 1914, realizzò la sua prima ricerca indipendente sul consumo di ossigeno da parte dell’uovo di riccio dopo la fecondazione. I suoi studi lo portarono all’importante scoperta sul ferro come materiale essenziale per lo sviluppo dello stato larvale, iniziando così un nuovo programma di ricerca sulla respirazione, fino ad arrivare all’eccellente riconoscimento del premio Nobel nel 1931 per la scoperta della citocromo ossidasi.

La dismissione e la ripresa

Le attività del polo di ricerca subirono una forzata battuta d’arresto negli anni della Seconda guerra mondiale e in particolare fra il 1943 e il 1945, periodo in cui i battenti del centro rimasero chiusi.
All’indomani della riapertura del nucleo operativo di ricerca, ci si rese conto  della necessità di una nuova struttura istituzionale e amministrativa, in modo da garantire una base finanziaria più solida e permanente alla “Stazione”. Così nel 1967 il governo italiano affidò la gestione dell’Istituto a commissari straordinari, fino all’emanazione di una legge speciale a favore della Stazione Zoologica, che nel 1982 assicurò un aumento del finanziamento e ne riconobbe giuridicamente lo status di “Istituto scientifico speciale” di pubblico interesse, posto sotto la supervisione e il controllo del Ministero della Università e della Ricerca Scientifica e Tecnologica.

Vennero introdotte quindi misure di ammodernamento che prevedevano l’introduzione di nuovi laboratori di biologia e chimica, l’avviamento di corsi d’aggiornamento, convegni ,seminari e cattedre di dottorato universitario.
L’organismo è oggi un ente pubblico di ricerca, vigilato dal  Ministero dell’Istruzione dell’Università e della Ricerca, ma ciò non ha potuto impedire l’avanzare dello spettro della dismissione paventato appena un anno fa.
L’intervento si inseriva nel decreto della “spending review” del governo Monti, con il rischio di cancellare un pezzo della storia della biologia. Fortunatamente a oggi il pericolo di soppressione non si è tradotto in realtà e il centro della Villa Comunale si è confermato come sede di un’attiva comunità scientifica di riferimento a livello mondiale.

Stazione zoologica Anton Dohrn
Villa Comunale, Napoli,
tel. +39.081.583. 3111
http://www.szn.it